venerdì 10 agosto 2012

Il sonno


Il sonno ha portato via tutte le nostre paure e le nostre ansie.
Ti sei abbandonato nel mio abbraccio come una foglia che si affida al vento.
Hai chiuso gli occhi attirandomi nelle tue mani, come se fossi fatta di creta.
Il respiro intermittente e debole, le gambe avvinghiate ai miei rami.
Sei sempre il mio porto sicuro, la mia isola, la mia dimora infestata dai fantasmi.
Sei l'indecisione scandita dal tuo orologio funesto.
Sei la cicatrice profonda che non rimargina mai.
Il buio ha lasciato spazio ai nostri monologhi silenziosi eppure udibili ad orecchio umano.
Come una statua, immobile e bianca hai dormito sul mio grembo.
Ho accarezzato i tuoi serpenti, le tue mani, le tue paure ataviche.
Silenzio e buio e odore di cenere attorno a noi.
L'aria rarefatta e finta ci avvolgeva in un ricordo.
Un sogno avvolto nell'aria tersa del mattino.
Il tuo digrignare i denti come belva feroce.
La tua agitazione, le tue parole, i tuoi lamenti, la tua pelle addormentata.
Non ricordi?
Hai aperto i tuoi occhi di statua e li hai richiusi, lasciandoti cullare dalla pace.
Ti ho fissato per un tempo indefinito.
Ho avuto paura, non ti ho riconosciuto eppure eri mio.
Come le foglie, come il vento, come il sole dorato.
Come la paura che mi prende ogni volta che vai via.
Siamo legati da un elastico invisibile, lo tendiamo e subito dopo siamo l'una nell'altro.
Ci fagocitiamo attraverso la pelle, attraverso gli occhi e le mani.
Intrappolati in un disegno mai completato.
Sento il tuo dolore con le mani.
Senti le mie paure con il respiro.
Lontano, ma in fondo accanto a me. Sempre.
Sei ancora lì?
In quel sonno profondo e placido, ancorato alle mie gambe...
Siamo ancora lì, nell'alba grigia di un fumetto.
Nelle pieghe del letto, nelle spire del fumo,
nel nostro essere statue di ghiaccio che si sciolgono al primo raggio di sole.

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