martedì 2 aprile 2013

In your room

"Ancora quei maledetti occhi che tanto riesco ad amare. Sono la mia gioia. Sono il mio tormento. Riesco a disegnarli tutte le notti sotto la pesante coltre di nuvole rabbiose... E poi svaniscono, come un crudele inganno... E sono di nuovo cieca!" Il pavimento lucido, coperto di vernice rossa come il sangue, aveva tante incrinature, scheggiature piccole e profonde. E come le cicatrici, lasciavano scorgere il fondo bianco ed esangue. Quel rosso accecante copriva ogni cosa, fino al confine massimo degli specchi. Impolverati e stanchi riflettevano immagini sbiadite e contornate di muffa vecchia e verdastra. Gli antichi affreschi, rovinati dal tempo, richiamavano ad una ricchezza che non apparteneva a noi. Scoloriti e confusi. I disegni avevano perso i tratti e i fiori delle cornici erano ormai appassiti. Fiori secchi che rammentavano alla mia mente valzer e gonne voluminose. I vecchi diplomatici erano stati sostituiti dalle calzamaglie rosa e dalla cipria bianca delle algide ballerine. Tutte uguali e simili a manichini senza trucco e senz'anima. Sempre in movimento, trasportate da antiche melodie che seguivano senza più cuore e senza ardore. In più punti il legno consunto confinava con la pietra grigia e fredda. Liscia e scambiata dalle intemperie. Inerme ed esposta. Unico baluardo di un tempo remoto. E i miei piedi nudi, poggiavano esattamente in quel punto di confine. Sulla soglia di un principio. Un principio che conduceva con sè anche una fine. Tragica, fatale, dolorosa, penosa. Piedi che non ricordavano più alcun tipo di equilibrio. Piedi che adesso conoscevano solo l'immobilità e la pioggia. In un limbo oscuro, restavo lì, in attesa, con il cuore turbato e l'animo agitato. Una forza esterna controllava il mio corpo, privandomi della possibilità di gioire. Fermando i miei piedi sempre in quella stessa, identica posizione. Non riuscivo ad impormi alcun movimento solo in nome della passione. Quella stessa passione che mi costringeva all'inganno. Ingannavo costantemente il mio cuore e i miei sensi esaltati, che disorientati non riuscivano a seguire i dettami di una mente bugiarda. Tutto quel maledetto rosso mi faceva pensare a quella malsana passione che aveva il tuo sguardo e i tuoi baci. Invoco sempre la ragione del mio tormento. La invoco e ne sono ostaggio al tempo stesso. Il dubbio mi perseguita come una condanna. La paura fa cedere le mie ginocchia. E resto così. Costantemente immobile. Sempre ferma nel mio dolore. E sempre invoco il tuo amore immaginario. Ho immaginato ogni cosa. Tutto inventato dalla mia mente che non riesce a stare ferma come i miei piedi. La mia passione m'impedisce di muoverli, ma costringe i miei pensieri a fuggire da te. A raggiungerti. Ovunque tu sia. Sono condannata al buio. In quella tua stanza dimenticata. Le ballerine hanno ormai invaso tutto il rosso, lasciandomi sul confine di pietra. Relegata in quello strano limbo. Immobile e silenziosa, resto ancorata ad un amore che mi parla senza sosta. Parla una lingua che io non comprendo e il suo canto melodioso è quello di una sirena ingannatrice. Ma non voglio sfuggire a quel suono, non saprei come fare ed è un dolce tormento, troppo seducente per non prestare ascolto. Aspetterò la notte per abbandonare la nuda pietra e scivolare finalmente nel suo abbraccio.

Nessun commento:

Posta un commento