lunedì 12 novembre 2012

Imprisoned

La mia pelle ricorda ancora... Sono ritornata in quella casa in un mattino grigio. Quando non ti conoscevo eppure ti sentivo mio. Sapevo che eri nel mio stomaco, nelle mie mani, nelle mie ginocchia. In una casa sconosciuta, ma familiare, in tutte le nostre albe distorte. In tutti quei ricordi ti ho smarrito. In tutto questo dolore e in queste lacrime amare e copiose. Quando ho sentito pezzi di me frantumarsi. Quando ho sentito tutto il rancore depositarsi sul fondo del mio purgatorio interiore. Quando avrei voluto vomitare tutto il mio odio, quando avrei voluto cancellare tutto il mio dolore solo guardandoti. E tutti quei sorrisi? Dove sono adesso? Li abbiamo smarriti in quella strada semi buia. Avevamo un dono, un potere... Avevamo la cura per la nostra infelicità. Quando restavamo svegli nel nostro abbraccio, senza più respiro, senza più gravità nè dignità. Quando ancora eravamo incoscienti e bambini. Quando non c'erano preconcetti. Quando morivamo l'una nell'abbraccio dell'altro. Quando esistevano solo i nostri baci e noi dimentichi di tutto ci perdevamo sull'autostrada della notte. Solitari. Muti. Quando negavamo ogni realtà. Quando sceglievamo le fiamme dell'inferno. Quando non eravamo più due ma uno solo. Quando non c'erano guerre, quando mettevamo da parte noi stessi per un sorriso fugace. Quando ogni cosa era più lieve. Quando galleggiavamo al di sopra di tutto, sospinti dalla musica e dalle nostre giovinezze. Quando siamo rinati da tutte le nostre morti. Quando veniva fuori la tua tenerezza come un uragano devastante. Quando ti ho visto dentro e ho smarrito la strada di me. Quando ho visto i tuoi occhi parlare troppo, senza requie, senza tregua, infelici e lugubri. Quando ti ho riconosciuto tra mille maschere amorfe. Quando gli errori erano soffioni leggeri che sparivano in fretta. Quando i miei piedi toccavano il terreno perchè la strada era diritta, senza alcun ostacolo. Quando le luci del tramonto erano piccoli bagliori lontani. Eravamo così sbagliati eppure così giusti. Eravamo tutto in un nulla sconfinato. Eravamo nella nostra sfera di luce e di buio. Tutti quegli attimi di sospensione dello spazio e del tempo, fuori dalla vita reale. Al di fuori delle nostre lenzuola c'era solo grigiore e nebbia. Fuori c'erano le battaglie combattute da altri, ma noi eravamo su Plutone. Tra i ghiacciai di un amore incerto. Tutti i ricordi mi hanno fatta dimenticare me stessa. Mentre il sole sorgeva io mi rintanavo in quelle lenzuola invisibili. Sotto le coperte dei tuoi sospiri, sotto le tue palpebre serrate. E' arrivato, alla fine, tutto il male, tutto il dolore che temevo. In un giorno di sole, sono morta pur continuando a respirare, pur sentendoti nella pelle, seppur con un cuore a metà, ho continuato a vivere. In tutte le mattine grigie mi sono fermata al di là dei vetri, sotto la volta del dolore più acuto. Ma il dono più grande erano le tue parole che ovunque mi sfioravano l'orecchio. Le tue mani non c'erano, ma sapevo di poterle afferrare nelle notti tetre, meste, infinite... Eri in ogni cosa. Eri e sei sotto la mia pelle. Eri la pelle abbronzata e quella bianca dell'inverno. Eri la mia pelle accaldata. Eri il brivido in piena estate. Eri la pelle delle mani che sfiorava le foglie autunnali cadute sulla panchina di pietra. La pelle che vorrei cambiare, togliere, rivoltare. La pelle di cui vorrei spogliarmi. Vorrei poter guardare sotto, sentire le mie ossa sottili. Vorrei colorarla tutta come una tela. La pelle ha memoria. La pelle ricorda sempre. Se dovessi dimenticarti lei ti ricorderà sempre.

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