domenica 29 luglio 2012

Pierrot


L'odore del legno è così pregnante, persistente, quasi invadente. Come l'odore della lacca per capelli. Ho sognato più volte quell'odore, se ciò fosse possibile. L'odore dei fiori che invadevano il corridoio. Il cerone sparso sul pavimento, le forcine, il trucco e il calore dei riflettori. L'andirivieni dietro le quinte, l'attesa, la tensione... Le mani sudano e i piedi non riescono a stare fermi un secondo. In un attimo riaffiorano strani ricordi. Un volto particolare, una voce familiare, l'odore dell'abbraccio materno, il mare che ti culla come se fossi morto. Poi il silenzio che ti avvolge. Il sangue smette di circolare e la riserva d'aria è terminata.
In quel momento siamo tutti morti.
Siamo clown senza trucco, non abbiamo più le lacrime dipinte, ma solchi neri e profondi.
Siamo anestetizzati e bloccati dal dolore.
Il cuore è stretto in una morsa... Ormai non sanguina neanche più.
Siamo in ginocchio e fissiamo i lacci delle scarpe. Immobili nelle nostre posizioni di partenza.
Abbiamo subito l'addio e il perdono, la compassione e l'odio, ma siamo ancora qui a nuotare contro corrente. Abbiamo deciso di farci legare e imbavagliare sul nostro stesso letto. Abbiamo detto si mentre i riflettori si accendevano. Siamo andati in scena con il cuore a pezzi e con il cervello spento. Siamo gli automi che hanno deciso di non sentire il dolore, di non sentire niente, di spegnere tutto e andare a casa.

Sono tornata a casa e non ho trovato niente. Le stanze erano deserte, i mobili sono stati portati via, la carta da parati a fiori distrutta e i vetri delle finestre infranti. Solo i giochi erano rimasti accantonati in un angolo. Le bambole senza vestiti, alcune senza testa, le costruzioni sparpagliate sulle mattonelle fredde, le macchinine arrugginite. I pezzi del puzzle mancavano e io non potevo farci niente.
Mancava tutto.
Hai portato via tutto, anche la musica e le poesie, i disegni e i fiori.
Mi sono rannicchiata in un angolo e ho dormito per i cento anni che mi restavano da vivere.
Quante volte ancora vorrai seppellirmi?
Quante volte ancora dovrò riprendere fiato?
Quante volte ancora dovrò chiudere gli occhi per non vedere?
Il letto mi accoglierà di nuovo sfinita e senza sogni.
Come tutte le notti...
Come i miei sonni senza sogni, come ogni volta che vengo inghiottita dal mare nero.
Sono il clown senza trucco e senza sogni.

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