giovedì 21 marzo 2013

Il cuore avrebbe varcato la prigione delle costole per inseguirti...

E poi un giorno sei arrivato... Un giorno di pioggia. In una notte sconosciuta, fumosa, bagnata e rumorosa. Eravamo in uno spazio al di fuori del tempo, al di fuori di noi, sotto la pioggia a ripararci con le nostre parole di nulla. In quel piccolo spazio c'era solo odore di sigaretta e odore di te. Non lo conoscevo ancora, ma era lì e mi avvolgeva come una sciarpa calda. Sapevi del mio lungo inverno muto e gelido? Era dentro di me, dietro i miei occhi, non molto lontano dalle rose che tu avevi cristallizzato nel ghiaccio. Com'erano strani i tuoi occhi. Foschi, insistenti, tragici, sconfitti. Li fissavo rapita e ogni tanto vi scorgevo un guizzo di curiosità. Era come una piccola fiammella diafana, che a tratti faceva capolino tra le ciglia lunghe e nere. E la tua voce mi portava per strade familiari. Le vedevo nei tuoi occhi, attraversavo il tuo sguardo che fissava il vuoto e riuscivo a vedere quei sentieri. L'inverno lì non era sopraggiunto. Era tutto verde e rigoglioso, un giardino riparato da alti muri di pietra. Un giardino lussureggiante, variopinto, caldo. E fuori l'inverno. Il nostro. Ma per pochi attimi, la tua voce mi ci aveva condotta grazie ad un incanto. Per un attimo mi avevi tenuto la mano. Ma l'attimo svaniva sempre troppo presto. Abbassavi le palpebre per un tempo più lungo e ritornava l'inverno. Allora non era più la pioggia a circondarci, ma la neve che riusciva ad ovattare tutto. Come una piccola morte. Riaprivi gli occhi e io rivedevo la tua resa. Mi confondeva quello strano gioco di ombre che attraversavano le iridi. S'inseguivano di continuo, beffandosi della mia voglia di catturarle. Non c'era più l'idea della battaglia in te, eri come stremato... Le notti hanno ceduto il posto ai giorni. Le ore ai minuti. Non eravamo già più lì. Il nostro tempo si era deformato e ci stava danneggiando. Aveva roso i nostri ingranaggi stanchi. Ma i tuoi occhi restavano per me un mistero e mi toglievano il sonno. Le mie notti erano diventate lunghissime, troppo silenziose, troppo nemiche, perchè potessi catturarli. E al tuo cuore avevi messo ormai la sordina. E poi arrivò la tempesta violenta. Aspettavo una tempesta di fuoco, una lotta ed una conseguente quiete. Ma in una notte fonda, che non ha saputo contenere tutte le nostre lacrime, c'è stata una guerra troppo silenziosa. Il tuo cuore mi avrebbe davvero inseguita? Ora aspetto che arrivi da un momento all'altro, seduta qui, su questa riva desolata. Porto sempre il tuo incanto dietro ai miei occhi. E porto le cicatrici e le macerie e la solitudine di un cuore che non sa trovare pace. Un cuore inquieto quanto il tuo. L'ultima tempesta ha portato via i detriti da questa spiaggia e i flutti li hanno inghiottiti come perline. Ora riposano sul fondo devastato, invasi da alghe e conchiglie. La riva afflitta dai nostri passati silenzi. E i gabbiani si cibano di quelle strane parole, sussurrate eppure mai dette. E tu non sei qui. Che cosa ne hai fatto delle mie parole? Che cosa ne hai fatto delle mie braccia e dei miei occhi? Ora che non sanno più stare senza di te. Le hai portate in quella stanza, nel silenzio dei tuoi pensieri che urlano e graffiano le pareti della tua testa. Siamo ancora in quello spazio ristretto, sospesi tra i nostri abbracci e i nostri affanni. Ma ora che i tuoi occhi non sono qui, precipito costantemente in un abisso profondo dal quale non riesco a risalire... In quella notte tempestosa ho visto il mio cuore legato ad una roccia solitaria, battuta da venti gelidi e avversi. La tempesta ha spazzato via ogni cosa e ora quelle costole non imrigionano più il tuo cuore. Si è inabissato in me. E lo sento fremere e palpitare, pazzo furioso. Ingovernabile. Indomabile. Spossato. Non avresti dovuto liberarlo. In quella notte tempestosa ho scoperto che il mio amore aveva i tuoi occhi.

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