domenica 6 maggio 2012

Lo zingaro innamorato


Lo zingaro con la chitarra camminava.
Camminava sul ciglio della strada. Le macchine sfrecciavano veloci e i guidatori non sembravano notarlo. Eppure era alto e con la barba nera. Affascinante. Portava un cappello e fumava sigarette. Senza casa, senza meta, aveva solo la sua musica a tenergli compagnia. Camminava sotto il sole e canticchiava un motivetto leggero. Arrivato alla stazione, prese un treno, uno qualsiasi verso nessun posto o verso il mondo intero.
Sul treno si addormentò e sognò due occhi neri, orientali e maliziosi. In una miriade di colori accesi, rosso, arancio, giallo. Quegli occhi lo seguivano sempre. Scese in un posto qualsiasi e sotto un cielo cremisi riprese il suo viaggio. Passò per una strada di campagna. Attorno solo prati a perdita d'occhio, qualche albero solitario e nuvole filanti nel cielo. Arrivò davanti ad una casa e lì uomini brindavano. Gli offrirono vari bicchieri di vino. Non rifiutò mai. Bevve e suonò la sua chitarra. La sua musica gitana si disperdeva nella valle. Si adagiava sul verde, sotto le stelle e sotto la luna di limone. Sui fiori assonnati e su quelli desti e odorosi d'estate. Le donne danzavano e muovevano le loro lunghe gonne colorate. Il tintinnio dei loro bracciali erano come cimbali asiatici. Gli uomini anziani battevano le mani e i grilli facevano il controcanto. Il vino e il vento leggero regalavano a tutti un'effimera gioia. Lo zingaro continuava a far cantare la sua chitarra e annegava nei suoi accordi marcati. Ogni tanto beveva, ogni tanto fumava. Era felice e ubriaco, ma dentro portava sempre quegli occhi nerissimi. Gli sbattevano nel petto al posto del cuore. Quando tutti si ritirarono nei loro letti, lui posò la chitarra su una sedia e bevuto un ultimo bicchiere di vino si addormentò tra l'erba morbida, sotto le stelle luminose e lontanissime. Si ridestò all'alba. Il cielo era ancora di un tenue rosa e lo zingaro con un filo d'erba tra le labbra riprese il suo cammino. Un cammino dentro se stesso. Alla ricerca di quei due occhi sconosciuti. Fonte d'ispirazione. La sua schiena adesso era più dritta e il suo passo più deciso. Voleva vedere il mare. La sue continue partenze erano per lui in fondo, sempre ritorni.
Avrebbe ritrovato quegli occhi. Prima o poi li avrebbe baciati e avrebbe smesso di camminare.
Avrebbe terminato il suo viaggio esattamente lì. In quel mare nero.

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