mercoledì 4 aprile 2012

Signorina Cappuccino (ma almeno da morti riusciremo a fare a meno delle regole?)

Cosa c'è di più bello che godersi il sole seduti vicino al mare?
I piccoli piaceri della vita: cappuccino, musica, libro, sigarette e mare!
Dopo posso anche morire.
Non esageriamo! Sono ancora giovane.
Passeggio nel dedalo di viuzze del centro storico, dove in piena estate l'ombra dei palazzi sembra un'oasi nel deserto. Mi soffermo spesso a guardare le macchie d'umidità e le scritte sui muri. C'è ancora chi dichiara amore, odio e rigurgito politico alle pareti  sporche di questa città?
La bancarotta morale è evidente eppure nessuno la nota.
Ogni tanto scovo qualche nota di verde appesa ai micro balconi di questa città nella città.
Qualcuno ha tentato di dare a questa parentesi di ferro e cemento una parvenza di civiltà.
Mi ha sempre affascinata questa zona a tratti fantasma.
Di giorno si avverte la calma e l'aria che profuma di cibo.
Di notte si trasforma in discoteca, in angolo dimenticato da qualche dio per i cultori dell'assenzio post-moderno.
Attraverso le strade piccole e deserte e intravedo una striscia celeste e luccicante.
Sembra una collana di zaffiri ondeggianti. La calma piatta in un attimo è sostituita dal traffico nevrotico. Schivo questo ammasso di ferraglia polverosa e mi dirigo sul lungomare.
Meravigliosa primavera!!!
Si avverte un senso di attesa. Persone che pranzano seduti sulle panchine cocenti, cani che si godono la meritata libertà, fortunatamente, pochi bambini chiassosi.
Sono la Signorina Cappuccino e qualcuno più grande di me ha dimenticato di dotarmi di senso materno.
Ma nessuno sembra credermi.
La Signorina Cappuccino ha troppe cose da fare o forse vive ancora sull'isola che non c'è insieme a Peter Pan e Trilly.
Mi piacciono i giochi e quell'età spensierata in cui ti senti invincibile e puoi ancora credere che tutto è possibile.
E io mi sento così: INVINCIBILE!
Abito al limite delle mie sensazioni. E mi piace così!
E quando il vento urla forte preferisco annegare nel mio cappuccino bollente.
Qualcuno ha detto: " Bello svegliarsi innamorati e giurarsi che per sempre sarà. Almeno fino a quando un altro amore arriverà..."
Mi piace questa frase.
Tutto dovrebbe essere così spensierato.
L'amore non dovrebbe essere un lavoro, ma una conquista momentanea.
Del resto ho sempre pensato che le persone che amiamo non ci appartengono mai realmente e penso che ci vuole coraggio oggi, ad amare. L'amicizia invece è un amore più consono a noi esseri alieni.
Un amore che dura tutta la vita, i fratelli e le sorelle che ci scegliamo, gli psicologi che ci maltrattano gratuitamente e che dopo baciano le nostre tre teste.
In questo periodo mi sono persa più volte, ma ringrazio i miei "psicologi" che mi hanno riacciuffato nel labirinto dei miei giorni liquidi. Per un attimo ho perso l'equilibrio e ho smesso di vedere i colori.
Ho visto solo le pareti ricoperte di orrendi graffiti e liquame nero.
Adesso invece ho trovato una panchina in un angolino nascosto e lì mi voglio godere questo nuovo sole.
Ma questo sole durerà per sempre. Lo so!
Non dovrò aspettare che ne arrivi un altro.
Il vento è cambiato, la chiglia si era incagliata, ma la nave è uscita dalla secca...
Siamo tutti mostri e normali, perciò invio queste parole ai miei tre piccoli mostri.




Ringraziare voglio il divino
labirinto delle cause e degli effetti
per la diversità delle creature
che compongono questo universo singolare,

per la ragione, che non cesserà di sognare
un qualche disegno del labirinto,
per il viso di Elena e la perseveranza di Ulisse,
per l’amore, che ci fa vedere gli altri
come li vede la divinità,

per il saldo diamante e l’acqua sciolta
per l’algebra, palazzo di precisi cristalli,
per le mistiche monete di Angelus Silesius,
per Schopenhauer,
che forse decifrò l’universo,
per lo splendore del fuoco
che nessun essere umano può guardare
senza uno stupore antico


per il mogano, il sandalo e il cedro,
per il pane e il sale,
per il mistero della rosa
che prodiga colore e non lo vede,
per certe vigilie e giorni del 1955,

per i duri mandriani che nella pianura
aizzano le bestie e l’alba,
per il mattino a Montevideo,
per l’arte dell’amicizia,
per l’ultima giornata di Socrate,
per le parole che in un crepuscolo furono dette
da una croce all’altra,
per quel sogno dell’Islam che abbracciò
mille notti e una notte,

per quell’altro sogno dell’inferno,
della torre del fuoco che purifica,
e delle sfere gloriose,
per Swedenborg,
che conversava con gli angeli per le strade di Londra,
per i fiumi segreti e immemorabili
che convergono in me,

per la lingua che secoli fa parlai nella Northumbria,
per la spada e l’arpa dei sassoni,
per il mare, che è un deserto risplendente
e una cifra di cose che non sappiamo,
per la musica verbale d’Inghilterra,
per la musica verbale della Germania,
per l’oro che sfolgora nei versi,
per l’epico inverno
per il nome di un libro che non ho letto,

per Verlaine, innocente come gli uccelli,
per il prisma di cristallo e il peso d’ottone,
per le strisce della tigre,
per le alte torri di San Francisco e di Manhattan,
per il mattino nel Texas,
per quel sivigliano che stese l’Epistola Morale,
e il cui nome, come preferiva, ignoriamo,
per Seneca e Lucano, di Cordova,
che prima dello spagnolo
scrissero tutta la letteratura spagnola,
per il geometrico e bizzarro gioco degli scacchi,
per la tartaruga di Zenone e la mappa di Royce,
per l’odore medicinale degli eucalipti,
per il linguaggio, che può simulare la sapienza,
per l’oblio, che annulla o modifica i passati,
per la consuetudine,
che ci ripete e ci conferma come uno specchio,
per il mattino, che ci procura l’illusione di un principio,

per la notte, le sue tenebre e la sua astronomia,
per il coraggio e la felicità degli altri,

per la patria, sentita nei gelsomini
o in una vecchia spada,
per Whitman e Francesco d’Assisi che scrissero già
questa poesia,

per il fatto che questa poesia è inesauribile
e si confonde con la somma delle creature
e non arriverà mai all’ultimo verso
e cambia secondo gli uomini,

per Frances Haslam, che chiese perdono ai suoi figli
perché moriva così lentamente,
per i minuti che precedono il sonno,
per il sonno e la morte,
quei due tesori occulti,
per gli intimi doni che non elenco,
per questa musica, misteriosa forma del tempo.


Jorge Luis Borges.

2 commenti:

  1. Signorina Cappuccino quanti ancora vedro' bertene? Quante sigarette ci faranno compagnia e quanti libri ancora da "te lo devo prestare"? :D
    Notte mostriciattolo ;)

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  2. Tanti cappuccini, tanti libri e spero meno sigarette. ;)
    Notte best!

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