mercoledì 25 aprile 2012

Vertigo


Il tappeto del corridoio era consunto e sporco. S'intravedeva una vecchia fantasia a fiori ormai sbiadita. Le lampade appese alle pareti erano fioche, anch'esse vecchie. Ricordavano la ricchezza di un tempo. Il palazzo forse doveva essere appartenuto a gente ricca. In fondo vi era la grata dell'ascensore, quasi del tutto arrugginita. L'appartamento della donna era in realtà una piccola stanza, accogliente e pulita. La sua inquilina aveva una passione per i fiori e per le tinte decise. Come il copriletto ricamato, come i fiori finti che aspettavano immobili il suo rientro, in un vaso bianco sulla toletta accanto allo specchio. La stanza era in disordine. Dalle scatole aperte si poteva indovinare il loro contenuto. Abiti, scarpe, accessori di ogni tipo. Guanti, sciarpe, borse. Per terra e sulla poltrona davanti alla finestra. La piccola finestra dava sulla strada e proprio davanti vi era un'insegna. Un neon verde ad intermittenza suggeriva che lì c'era un albergo. L'uomo notò solo in quel momento tutti quei dettagli, che in altri momenti gli erano parsi insignificanti. Aspettava. L'ansia lo stava divorando. Non riusciva a stare fermo. Spostò le scatole dalla poltrona al pavimento e si sedette. Ma non durò a lungo. Si rialzò e si mise a frugare nelle piccole scatole sulla toletta. Gioielli di poco conto, una fotografia in bianco e nero, una spazzola e una piccola boccetta di profumo. Era quasi finito. Il fondo era cosparso di un liquido incolore. Tolse il tappo. Le ricordava lei. Lei era dappertutto. Eppure ancora non era tornata. Andò alla porta, l'aprì e controllò il corridoio. Nessuno. L'ascensore era ferma al piano di sotto e non si udiva il minimo rumore. Rimase immobile e tese l'orecchio. Niente. Passi su per le scale? No. Richiuse la porta. Sapeva che di lì a poco sarebbe tornata. Da un momento all'altro. Ormai non ne poteva più. Sarebbe impazzito se avesse dovuto attendere ancora. Si ritrovò al centro della stanza e si mise a fissare la luce verde che entrava dalla finestra. Era accecante. Sarebbe bastato solo quel neon per illuminare l'intera stanza. Era una luce fredda eppure gli ricordava qualcosa, ma in quel momento non riusciva proprio a rammentare. Un rumore metallico gli fece balzare il cuore in gola. In un attimo si ritrovò di nuovo davanti alla porta. Fissava il fondo del corridoio con impazienza e desiderio. Vide una mano coperta da un guanto bianco aprire la grata metallica dell'ascensore. Una nuvola di fumo non gli permise di mettere a fuoco la figura. Era sicuro che il fumo era solo nella sua testa. La figura era piccola, ma il passo deciso. Finalmente il fumo si diradò e apparve lei. Algida e fiera. Era bellissima. Finalmente era lei. Il suo camminare era così lento e ogni suo passo lo avrebbe ucciso. Eppure erano solo pochi metri. Un altro passo ancora e si fissarono negli occhi, davanti alla porta. Posò la borsa sulla toletta, si tolse i guanti e si accomodò con grazia su un bracciolo della poltrona. Lui la guardò per un lungo istante. La luce verde la illuminava tutta e al tempo stesso era al buio, era circondata da un alone di mistero e solo il suo profilo si vedeva chiaramente. La donna lo guardò e capì che lui non l'avrebbe neanche sfiorata. Qualcosa non andava. La donna si alzò e si mise davanti allo specchio. Si aggiustò i capelli. L'uomo da sopra la sua spalla le sfiorò una ciocca e lei infastidita si scostò, come se le mani di quell'uomo fossero fatte di ghiaccio bollente.
"Ti avevo detto che i capelli dovevano essere tirati su."
"Abbiamo provato, ma non mi stavano per niente bene."
"Ti prego, Judy!"
La donna lo fissò rassegnata e disperata.
Aprì la porta del bagno e la richiuse dietro di se.
L'uomo si ritrovò di nuovo a fissare il vuoto, dinnanzi alla finestra.
Quando sarebbe finita? Quando finalmente avrebbe potuto riabbracciare la sua Madeleine? Quanto ancora avrebbe dovuto attendere? Era sicuro che sarebbe morto di quell'attesa inutile e infinita.
Poi la porta si riaprì e apparve lei, la sua amata Madeleine.
La luce verde gli fece ritornare alla mente tutto. Tutti quei ricordi che aveva inutilmente cercato di seppellire dentro se stesso. Era come se nulla fosse accaduto. Era come se lei non fosse mai morta. Era lì dinnanzi a lui. Era viva.
Chi era? Non lo sapeva più. Era Judy o Madeleine?
Lei si avvicinò sempre di più e lui non potè più resistere. Era una calamita, era una perversione e lo sapeva bene. In fondo desiderava una donna morta. La strinse forte nel suo abbraccio. Aveva paura. Paura che lei sarebbe di nuovo andata via. La strinse come se da un momento all'altro dovesse volare via. Non poteva. Non lo avrebbe mai più lasciato. La guardò negli occhi. Era Madeleine. Era lei. Ed era tra le sue braccia, arresa, ormai non combatteva più. Le prese il viso tra le mani e la baciò. Si era lasciata trasformare come voleva lui. Era la sua creatura. Era sua, completamente. In quel bacio rivide tutto il suo passato. Non erano più in quello squallido appartamento. Erano tra le sequoia, circondati dagli alberi. Verdi. Madeleine era lì, appoggiata al tronco di un albero. Era terrorizzata. In un attimo scappò lontano. Si ritrovarono sulla spiaggia e davanti a quel mare impetuoso era di nuovo fra le sue braccia. Il suo bacio era fuoco liquido. Si persero in quell'attimo infinito. "Come hai potuto lasciarmi? Cosa ti ha portato via da me? Sono impazzito senza di te, i tuoi occhi mi fissavano tutta la notte, tutte le notti. Hai portato via il mio sonno e la mia ragione. Ho passeggiato in quel bosco, ma tu non eri più lì. Eri diventata la mia ossessione. Ma adesso sei qui e questa volta ti terrò stretta a me. Non ti permetterò di lasciarmi di nuovo. No. Non lo farai!" L'uomo riaprì gli occhi e la vide, la sua Madeleine. Non era più Judy, non lo sarebbe mai stata. Sapeva che era sbagliato e lo sapeva anche Judy. Ma lei lo amava, per questo aveva accettato quel gioco crudele.
Si era trasformata in Madeleine. Era stata la sua bambola e adesso Judy era morta. Sapevano entrambi che l'avevano ormai sepolta. Il vero assassinio l'avevano compiuto nel momento in cui lei aveva detto di si.
Era sbagliato! Era malsano. Il loro era una amore morboso.
Del resto nessuno avrebbe voluto amare una donna morta.
Madeleine era viva e si era sostituita a Judy, tornando direttamente dalla tomba.

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